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La raccolta delle mandorle agrigentine

Posted By Staff interno On 26 settembre 2008 @ 00:09 In Video,blog,tradizioni popolari | 6 Comments

Dopo i mandorli in fiore del mese di Febbraio con suoi rami di fiori profumati e candidi, ormai conosciuti in tutto il mondo, nel periodo tra Agosto e Settembre avviene la raccolta del frutto: la mandorla. Il mandorlo coltivato (Prunus amygdalus) appartiene alla famiglia delle rosacee, sottofamiglia prunoideae. Il frutto è una drupa ovoidale o allungata con esocarpo (mallo) carnoso, verde, a volte sfumato di rosso. In Italia questa pianta viene coltivata in Sicilia e Puglia. Agrigento è, insieme a Siracusa, la zona dove questo albero è ampiamente diffuso. Le varietà più diffuse, per le loro produzioni più elevate rispetto alle altre, sono la “Tuono” e la “Supernova“.

La raccolta delle mandorle
Nelle zone dell’Agrigentino, avviene ancora come da antiche tradizioni.
Di buon mattino, vista l’alta temperatura del periodo, ci si reca nei campi dove è possibile ammirare una splendida ‘alba che colora di rosso gli alberi e la terra. Si inizia subito a lavorare stendendo dei teli o reti ( i tenni ) sotto gli alberi e utilizzando dei bastoni ( fircuna ), ricavati da rami o canne, si inizia a “scutulare” cioè picchiare con il bastone sui rami per far cadere le mandorle sulla rete.
Alcuni sono dediti alla raccolta delle mandorle che escono fuori dalle reti la cosiddetta “viscuglia”.
I sacchi riempiti vengono portati a spalla alla “robba” la casetta dove sistemarli prima della fase di sgusciamento, dove sacco dopo sacco si comincia a formare un bel mucchietto.

La scrucchiulatrici
Con il termine scrucchiulari si intende togliere il guscio carnoso (mallo) dal guscio legnoso (Endocarpo). A tal scopo si utilizzano delle macchine a motore che con un meccanismo molto semplice di rotazione e pressione “sgusciano” le mandorle inserite al loro interno. Da una parte si inseriscono le mandorle da sgusciare e dalla parte opposta escono già sgusciate mentre una persona attenta provvede a separare in un altro contenitore le mandorle non adeguatamente lavorate.

Ogni sacco viene riempito con quattro “tummini” ( tumuli ) antico contenitore utilizzato come unità di misura.
A fine lavoro i scacchi vengono svuotati sul pavimento in una zona particolarmente soleggiata per permettere la loro essiccazione, a tal fine vengono periodicamente rimaneggiate per permettere che le mandorle si asciughino in modo uniforme.

A fine essiccazione le mandorle sono pronte per essere mangiate o lavorate per i più svariati usi di pasticceria siciliana.

La leggenda

Racconta una antica leggenda, tramandata oralmente da varie generazioni, che la coltivazione del mandorlo, molto sviluppata nel passato, in Sicilia e di conseguenza nella provincia di Agrigento, altro non sia che la bellissima Fillide.

Fillide, secondo la leggenda, era una principessa Tracia, innamorata di Acamante che seguì gli Achei nella guerra di Troia. La giovane principessa quando, dopo 10 anni di guerra i superstiti rientrarono nelle loro città e non vide tornare il suo Acamante, morì per la disperazione. Ma la dea Atena impietositasi di questa tragedia volle trasformare Fillide in uno stupendo albero di Mandorlo. Ma Acamante, che non era morto, ma solo in ritardo, quando tornò in patria e seppe che Fillide era stata trasformata in albero, non gli rimase altro che abbracciare il “mandorlo” il quale ricambiando le carezze fece prorompere dai suoi rami nudi fiori anziché foglie.

Ed il miracolo della primavera precoce continua a rinnovarsi a febbraio nell’incantevole valle dei templi, allorché gli alberi di mandorlo germogliano coprendo la valle di un meraviglioso manto bianco.

info: www.mandorladiagrigento.it

sotto il video girato quest’ anno nelle campagne di Raffadali (AG)

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